il punto di partenza sei tu.
e tu puoi vederci solo quello che vuoi, quello che riesci.
per come stai ora, per come sei stato in questi mesi e per come ti senti rispetto a quello che sarà. il futuro è incerto: le cose ci scivolano dalle mani e le gioie sono piccole, contingentate e veloci. abbiamo trattenuto talmente tanta energia che non sappiamo più come farla venire fuori e siamo spaventati perché non sappiamo se ci travolgerà.

cosa ci vedi tu?
hai paura. tutti abbiamo paura. abbiamo in testa tanti buoni propositi, abbiamo disegnato la mappa dei viaggi che faremo, punto per punto, e abbiamo in cantiere progetti buoni, ma disordinati. e alla fine tutto quello che sappiamo per certo è che abbiamo paura.
ma è la paura che ci muove.
siamo confusi e in ritardo. stiamo impacchettando la roba da portare via e stiamo facendo i cambi di stagione. c'è chi conserva in grembo una creatura a cui raccontare un mondo nuovo, c'è chi raccoglie l'uva che un giorno sarà sul nostro tavolo durante l'ennesima assemblea. e alla fine tutto quello che sappiamo per certo è che abbiamo paura.
siamo alla ricerca del momento giusto per fare quella cosa che abbiamo sognato per anni e siamo indaffarati, al computer, a dare forma alle idee. siamo in procinto di fare, siamo pronti a mollare. siamo stanchi, a volte siamo troppo sensibili. siamo innamorati, siamo spaventati da tutto questo amore che si muove dentro e siamo sempre di corsa, tra una fiera e un ordine da consegnare. con la mascherina, con il fiatone e le lenti appannate. con il trucco per sentirci più comodi, con la felpa ché sta tornando il freddo, con la lista dei libri da recuperare, con la borraccia vuota e il caffè finito da giorni. e alla fine tutto quello che sappiamo per certo è che abbiamo paura.
uno zaino, una busta di tabacco quasi a metà, qualche cartina di riserva e dieci accendini da perdere. paura. un mazzo di carte per leggere l'anima, un posacenere da svuotare e una tazza incrostata che non riesci mai a lavare. paura. i vestiti a terra, sporchi. le scarpe bagnate di pioggia della sera prima, qualche appunto sull'agenda e le infradito in casa, con le calze. paura. lo smalto sbeccato, una bestemmia nuova da dire in silenzio e una frase del 2016 che fa così: "perdi solo quello a cui ti aggrappi. puoi creare lo spazio nel quale possa accadere la trasformazione, nel quale la collera diventi compassione, l’odio diventi amore, l’avidità condivisione e il sesso diventi samadhi. sii uno e allora tutto diventerà possibile, perfino l'impossibile".
e alla fine tutto quello che sappiamo per certo è che abbiamo paura.
sii uno e allora tutto diventerà possibile. nonostante la paura.
sii uno. nella difficoltà, nel tempo sprecato, nell'amore non corrisposto, nei baci che non bastano mai, nella carezza sopra l'ombelico, nelle lacrime trattenute, nel cane senza guinzaglio, nel pezzo di ricambio che non arriva, nell'incomprensione, nel paio di jeans che non ti entra più, nella foto che hai visto e non dovevi, nella speranza di partire e staccare da tutto, nella difficoltà di ascoltare, nel silenzio di un teatro, nella bellezza di riscoprirsi felici per un suono che funziona, nella canzone che abbiamo ascoltato quella volta che.
è vero, alla fine tutto quello che sappiamo per certo è che abbiamo paura. ma è la paura che ci muove.
la paura di non riuscire, la paura di arrivare in un posto dove si parla una lingua nuova, la paura di non capirci mai niente. la paura di non riconoscere che il punto di partenza siamo noi. la paura di staccarci dalle persone anche quando ci fanno male, la paura di aggrapparci e perdere ogni dignità. la paura di riconoscersi fragili. la paura di accettare che se troia brucia anche achille muore. la paura del lavoro che non c'è, dei soldi che sono pochi, degli incastri che non riesci a gestire mai veramente. la paura dei sogni che fai la notte, la paura di perdere tutto e poi di perderti.
ma nonostante la paura, cosa ci vedi tu?
io vedo che la calabria è vicina. vedo il sorriso di nonno e la corsa in macchina con mio padre per non perdere il treno. vedo che sopporterò tutto quello che mi toccherà di sopportare. vedo che se non c'è il caffè in casa allora vuol dire che posso andare a fare colazione fuori. vedo che la distanza a volte è dolorosa, ma necessaria. vedo le mie mani che continuano a battere sui tasti e mi danno un ritmo nuovo. vedo mia sorella che prepara il pranzo. vedo un nuovo inizio timido. vedo il fango e l'arcobaleno dopo la pioggia. vedo le caramelle in tasca per non svenire. vedo cinque cuscini sul letto e tanto spazio vuoto. vedo i panni stesi da giorni. vedo una rosa secca che mantiene. vedo due corpi che si avvicinano, si sfiorano e si baciano.
perché forse, alla fine, tutto quello che sappiamo per certo è che nonostante la paura se stiamo insieme e siamo uno allora tutto è possibile, perfino l'impossibile.
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